Ciò che possiamo licenziare

domenica 1 marzo 2015

Twitter e la politica

I social network fanno audience i politici ci si infilano. Il punto non è che stiano lì quanto il come ci stanno. Quattro modi d’esserci: dai comunicatori ai cazzeggiatori. I compulsivi come Brunetta e Salvini. I censori come Gasparri, Giuliano Ferrara e ovviamente Brunetta.

I politici che frequentano twitter si possono dividere, ovviamente con la tara delle schematizzazioni, in quattro categorie: a) i comunicatori b) i ritwittatori, c) i segnalatori e d) i cazzeggiatori, che talvolta sono anche cazzari, Naturalmente non si tratta di categorie rigide, può capitare, e capita spesso, che la stessa persona sia presente in due o più cluster. L’uomo non è di legno.

Principe della prima categoria è  Renzi Matteo. Forse è stato il primo a capire le potenzialità del mezzo e soprattutto ad utilizzarlo con precisione. La sua iscrizione risale al gennaio 2009 ed il suo primo  tweet di cui si abbia traccia è del 18/4/13, era ancora sindaco, e racconta: «In Piazza Dalmazia ad inaugurare un nuovo fontanello: beneficio per l’ambiente, un risparmio per le famiglie #coseconcrete m#firenze» Poi  sono venuti tutti gli altri che ad oggi assommano a 4.267, neanche poi tanti quanto sembrano, ma il paradigma è rimasto immutato: Matteo Renzi (sindaco o premier) lavora per il bene della collettività ed è impegnato in cose concrete e il domani sarà radioso. Pochi i tweet fuori schema, il più famoso «#Enricostaisereno» (17/01/14) e il più recente «Evitato il cucchiaio di legno. Strepitosi gli azzurri del rugby #seimnazioni» (28/02/14) Mediamente ritwitta quasi nulla. 

In questa categoria si iscrive anche Brunetta Renato, (febbraio 2009), twittarore comulsivo (19.400 tweet) e può arrivare anche a 18/20 tweet giornalieri (28/02/14) pure se molti sono ritwit. In genere i suoi messaggi fanno riferimento ai fatti del giorno, sono polemici e qualche volta, come ti sbagli, anche astiosi. Il suo primo riferimento è il Mattinale, il suo notiziario che esce di pomeriggio. Se poi qualcuno gli fa notare che per l’orario d’uscita il gazzettino dovrebbe chiamarsi Pomeridiale o risponde con uguale polemica ai suoi pensierini si adombra ed impedisce al reprobo di seguirlo oltre e per colmo della beffa si autocensura. Come dire: la storia del marito che si evira per far dispetto alla moglie gli si attaglia.  Quindi il Brunetta sta in tre categorie: i seri (nel metordo), i ritwittatori e i cazzeggiatori, sottocategoria cazzari. 

Pure Matteo Salvini, usa il mezzo con puntualità ed intelligenza di metodo, nel giudizio i contenuti non sono ovviamente compresi. Si è iscritto tardi (marzo 2011) ma ha recuperato il terreno perduto (9374 tweet). Compulsivo anche lui: un centinaio di tweet nella sola giornata del raduno romano e comunque almeno una decina la sua media giornaliera.  Polemico verso tutti accetta le polemiche che lo toccano, anche se non risponde e tutto sommato ritwitta poco.

Nella categoria dei ritwittatori (talvolta anche frenetici) stanno in genere figure di seconda schiera che, in genere, hanno poco da dire e si contentano di rilanciare messaggi altrui perché a loro favorevoli. Categoria affollata c’è solo l’imbarazzo della scelta: Ravetto, Misiani, Gelmini, Speranza Gasparri, Moretti, Adinolfi, Scalfarotto …

I segnalatori sono quelli che hanno preso twitter per la loro agenda personale e quindi segnalano con puntualità a quale trasmissione radio o tv o convegno o seminario o conferenza o sagra del formaggio parteciperanno. C’è addirittura chi squaderna la sua fatica giornaliera. Che è come dire«guardate quanto sto lavorando.» Che ci mancherebbe altro.  Il messaggio tipo: «tra poco (ore18,30) all’italian book shop di Londra a parlare di informazione costituzionale con amici e compagni del pd Londra» (Scalfarotto) oppure :«In viaggio per Bologna per Stati Genere le #donne ER e questo pomeriggio ad Ancona per inaugurare Casa Demetra» (Fedeli) O anche «giovedì 19 #opensenato, h 8,30 commissione, h9,30/15 #votofiducia #decretoIlva, h16 aula interrogazioni #Stefy2015» (Pezzopane) E anche «Cari amici, Tra poco sarò in diretta su RTB- Retetelebrescia #sempresulterritorio» (Lara Comi)   Che in verità è quello che ci si aspetta da un deputato o da un senatore: che lavori. Come se Cipputi twittasse: «h7,15 timbro cartellino, h7,30 inizio turno, h7,31 primo bullone avvitato, h 9,30 pausa bagno ……» ma Cipputi non può twittare.


Infine i cazzeggiatori (qualche volta cazzari) sono quelli che scrivono tutto  quello che gli gira per la testa. Ci sono quelli che, con il giusto grado di demagogia, vogliono dimostrare di essere come tutti i mortali quindi inneggiano alla squadra del cuore: «Due giorni a #RomaJuve Riviviamo la storia della sfida in meno di un minuto» (Boccia) O quelli che cercano un lavoro alla Rai: «@storace giornalista professionista da tempo quasi quasi faccio domanda pure io…» la firma è di Gasparri. Più comico di così. Ancora: «Ieri al lavoro fino a notte inoltrata alla Camera. Si ricomincia stamani con un unico obiettivo: cambiare l'Italia #lavoltabuona» ( Maria Elena Boschi) Nella sub categoria dei cazzari ci sono quelli che non vogliono essere letti: uno è Brunetta e s’è già detto poi ci sono Gasparri, non poteva mancare, e Giuliano Ferrara che si firma @ferrarailgrasso. Degli insultatori non si dice. Non vale la pena.

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