Ciò che possiamo licenziare

martedì 24 giugno 2014

Nuovo senato e nuova immunità: la paternità mancata.

Nessuno la vuole ma lemme lemme il codicillo sull’immunità è nel testo dei relatori. È giusto che di una legge si conoscano il papà e la mamma, non foss’altro che per darle un nome oltre che un numero. Quando si andrà in aula sarebbe bello che qualcuno chiedesse il voto palese che è il dna delle leggi dello stato.

Il governo Renzi nella sua disperata impresa di creare discontinuità con il passato sta togliendo all’italico popolo la possibilità di sapere chi è l’estensore  di leggi quanto meno discutibili.  È il caso dell’immunità (Marco Travaglio scrive impunità) per i membri del nuovo Senato. Pare che nessuno sia padre o madre del provvedimento. È un vero peccato.
Se c’era un dato positivo, forse magari anche l’unico,  nella politica degli ultimi venti anni è che ogni legge per quanto sciagurata fosse aveva un bel nome, un bel cognome e anche se non sempre, una bella faccia. Il caso più famoso è stato quello della legge elettorale varata il 21 dicembre te2055: era una porcata, così definita dal suo stesso estensore, il nome era Roberto il cognome Calderoli e la faccia è quella che il suddetto porta a spasso. Attualmente il Calderoli è vicepresidente del Senato, questo gli elettori vogliono e questo hanno. 

Di concettualmente simili, nel senso di legge schifezza, se non addirittura peggio prima e dopo l’exploit calderoniano ne furono varate molte altre. Ecco quindi, giusto per ravvivarne il ricordo un breve excursus  che parte nel 1994 con il decreto Biondi, poi il decreto D’Alema salva Rete4, quindi la Cirami, e il lodo Maccanico-Schifani, seguito dalla ex Cirielli,  per non dire delle varie Gasparri, uomo sempre pronto alla bisogna e poi il lodo Alfano e il provvedimento Pecorella. Molte, o quasi tutte erano anche leggi ad personam, ma questo è un dettaglio trascurabile dato che nel periodo in oggetto il fatto veniva quasi di default.

Probabilmente qualcuno, naturalmente non si sa chi, ha inserito quatto quatto la questione dell’immunità per i futuri senatori fidando nel fatto che i Ris di Parma sono impegnati in altre questioni e che, soprattutto, la prova del dna in questo contesto non è riscontrabile e forse neppure ammissibile. E che la nazionale stesse perdendo con il Costa Rica. Ciò che stupisce è che gli strateghi della comunicazione del governo non abbiano l’avvertenza di leggere il contesto nel quale si muovono. Magari avessero dato un occhio, anche distratto, si sarebbero resi conto che in neanche un mese sono emersi due scaldaletti da niente come l’Expo di Milano e il Mose di Venezia. In entrambi i casi i protagonisti apparenti (in attesa del terzo grado di giudizio) sono politici, locali e a leggere le cronache anche qualche nazionale, con la speciale partecipazione nel caso milanese della n’drangheta. Un bel parterre de roi cui vanno aggiunti i tanti (o tantissimi) inquisiti dei consigli regionali che, by the way, rappresentano il campo da cui verranno raccolti i nuovi senatori. Sempre ammesso che il nuovo senato passi il vaglio della Corte Costituzionale. E poi magari anche ragionare sul fatto che il 69% di consenso che racimola personalmente Matteo Renzi lo deve proprio alle sue affermazioni contro i ladri e il malaffare, come dire quando si mette a fare la parte (intelligente) dell’antipolitica. 

Storicamente l’immunità nasce per difendere i parlamentari da attacchi proditori del potere costituito e non quelli che guazzano in reati comuni come la corruzione o la concussione. L’articolo 68 della Costituzione recita: «I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni» che nulla c’entra con il dolo e il settimo comandamento.
Per intenderci un conto è impedire che Andrea Costa (fondatore del partito socialista) venga arrestato e si faccia mesi di carcere per avere partecipato ad una manifestazione di contadini e un altro è non poter far visitare una cella, come momentaneamente residente, a un deputato o senatore senza avergli prima chiesto il permesso. Che poi non si capisce perché, così stante le cose, la regola non sia valsa per il sindaco di Venezia. Anche se è andata bene come è andata.


Comunque alla fine, se si escludono quelli dell’Udc, nessuno sembra volerlo il codicillo sull’immunità. Almeno in via ufficiale. Non lo vuole il governo, «prima non c’era» ha ribattuto piccata Maria Elena Boschi, non lo vuole Forza Italia  «chiedete a Finocchiaro e Calderoli» dice Paolo Romani, non lo vuole il M5S «Non ci appartiene» sostiene Di Maio. Mentre il duo Finocchiaro Calderoli si autoscagiona: «Lo sapevano tutti, la volevano tutti.» A questo punto si tratterà di vedere quel che succederà in aula. Dove magari sul punto in questione qualcuno potrà chiedere il voto palese. Che, mutatis mutandis, è il dna per capire di chi è figlia una legge.  Che se passa così com’è scritta lo si capisce bene.

1 commento:

  1. è obbligatoria per Costituzione, bisognerebbe abrogarla con apposita riforma costituzionale in doppia lettura eccetera - ma allora anche per i deputati. Oltre a tutto se non si scrive niente rimane l'articolo che parla di immunità per il Parlamento, quindi per Camera e Senato, e l'immunità è automaticamente estesa. Penso che le persone di buon senso condivideranno 1) che l'immunità vada riformata in modo organico e omogeneo per tutti coloro che partecipano alle funzioni parlamentari 2) che l'immunità si estende automaticamente a tutti i parlamemntari a prescindere dal sistema di elezione 3) che nei consigli regionali ci sono le preferenze e nelle elezioni nazionali no, quindi il fatto che gli uni sono rappresentanti del popolo e gli altri no è totalmente inesistente 4) che il fatto che nessuno neanche al Governo abbia il coraggio di impostare il discorso nei suoi termini scolasticamente ineludibili dimostra che siamo tutti incontrollabilmente sotto schiaffo da parte di una demagogia da internet rancorosa e ignorante; e d'altra parte che molti hanno code di paglia lunghe centinaia di chilometri, e non osano parlare dell'argomento se non altro per scaramanzia. Concluderò con Linus: amo l'umanità, è la gente che non sopporto

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